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Riparte AWARE. Parte il secondo studio sulle NDE…

Il progetto della seconda fase dello studio AWARE è ora disponibile sul sito web della rete clinica Research UK. Ovviamente é una gran bella notizia e dimostra che questa importante ricerca sta andando avanti e che a un certo punto in futuro più dati emergeranno sui tentativi di catturare le NDE con metodologie più  efficaci. Questo ultimo punto è certamente qualcosa che sembra essere stato affrontato nel nuovo disegno dello studio. Nel primo studio sono stati notati problemi statistici e cioè che a causa del fatto che nella piccola percentuale di persone che sopravvivono ad un arresto cardiaco, solo il 10% dice di aver avuto un qualsiasi tipo di NDE e di queste solo il 25% ha una Out Of Body Experience, perciò il  numero necessario per convalidare una OBE sarebbe enorme. Questo problema è amplificato dal fatto che nello studio AWARE originale meno della metà dei soggetti si trovava in aree con immagini di convalida, quindi, anche se qualcuno ha riportato una NDE con una OBE, le possibilità di vedere una immagine erano estremamente basse. Il Pronto Soccorso ed il personale di ricerca saranno avvisati che, in caso di arresti cardiaci, saranno dotati di dispositivi di controllo dell’ossigenazione cerebrale portatili e di un tablet che mostra le immagini verso l’alto, sopra al paziente, mentre la rianimazione è in corso. Le misurazioni ottenute durante l’arresto cardiaco saranno utilizzate per confrontare i dati di tutti i pazienti con arresto cardiaco indipendentemente dal fatto che sopravvivano o muoiano. I sopravvissuti saranno poi seguiti e con il loro consenso saranno interrogati durante interviste registrate.

Questa soluzione è un po’ come la famosa storia di Maometto che va alla montagna ed ha le potenzialità per risolvere molti dei problemi incontrati nel primo studio. In questo modo, dove esiste un gruppo di ricerca, grazie ai tablets, si  cancella immediatamente il problema di avere  sufficienti postazioni con le immagini su monitor fissi. Tuttavia non vi è la certezza assoluta che il soggetto possa sperimentare la OBE dalla prospettiva di essere direttamente sopra se stesso e quindi vedere le immagini sul tablet. Anche se questo è di solito il punto di visualizzazione durante una uscita fuori dal corpo, non è certo che accada sempre così, quindi potremmo ottenere racconti frustranti da qualcuno che ha, sì, una OBE, ma restando in piedi in un angolo e quindi non in grado di riferire quali immagini scorressero sui tablet.  Inoltre, possiamo immaginare che ci dovrà essere un notevole sforzo di formazione necessaria per i ricercatori ed anche una grande quantità di collaborazione dei vari team di rianimazione la cui priorità immediata è far rivivere il paziente. Tuttavia, questo nuovo metodo ha vantaggi significativi rispetto a quelli utilizzati nel primo studio in cui i monitor erano fissi e quindi dovrebbe avere una maggiore probabilità di convalida senza reclutare decine di migliaia di pazienti.
Lo studio infatti mira a iscrivere 900-1500 soggetti entro la fine di Maggio 2016 e sarà uno studio internazionale multicentrico come AWARE. Auguriamo la miglior fortuna ai Ricercatori nel loro sforzo teso a convalidare le NDE e le esperienze extracorporee, e ci congratuliamo con il Dott Parnia e i suoi colleghi per il loro ingegno e tenacia.

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