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Scienza e Informatica

Quando il primo Personal Computer quantistico?

I computer quantistici ormai sono una realtà, si tratterà “solo” di perfezionarli per renderli stabili come quelli attuali, infatti è la sfida più importante dei prossimi anni:

L’11 maggio 2011 la D-Wave Systems annuncia il D-Wave One, elaboratore a 128 qubit, che risulta essere il primo computer quantistico ad essere commercializzato. In aprile 2012 gli scienziati del Max Planck Institute, istituto di ottica quantistica, riescono a creare la prima rete quantica funzionante.

Attualmente quelle poche decine di computer quantistici costruiti utilizzano tutti software spesso proprietari e comunque diversi tra loro. Il nuovo sistema creato dai ricercatori di Cambridge(Team Riverlane / Progetto Riverlane ) invece, permetterà al software quantistico di funzionare su hardware quantistici diversi, qualcosa che almeno fino ad oggi non è stato possibile fare.
Denominato Deltaflow.OS, il sistema operativo progettato dalla start-up di Cambridge lavora su un chip quantistico creato dai membri del consorzio SEEQC.

Altra eccezionalità del progetto sta nel fatto che questo sistema operativo può funzionare su un hardware che occupa pochissimo spazio, dimensioni sicuramente considerabili come minimali se si prendono in considerazione i computer quantistici costruiti fino ad ora.
“Abbiamo messo qualcosa che una volta riempiva una stanza su un chip delle dimensioni di una moneta, e funziona”, spiega Matthew Hutchings, uno dei responsabili del progetto nel comunicato stampa. “Questa è la prima volta che costruiamo un chip di calcolo quantistico integrato basato sulla nostra architettura scalabile unica ed eseguiamo un programma su di esso”.

E’ stato costruito il sistema operativo con relativo hardware che rende l’informatica quantistica “portatile” nonché scalabile. E forse tra qualche anno si potrà arrivare al primo computer desktop quantistico. Ma c’è ancora da lavorare: bisogna aumentare il numero dei qubit senza influire sulla stabilità generale della struttura hardware affinché i computer quantistici possano davvero prendere il largo in termini di usabilità e di commercializzazione e probabilmente per una cosa del genere passeranno ancora molti anni(ma non è detto, il tutto potrebbe anche avere una accelerazione imprevista, considerati gli ingenti investimenti economici per via degli enormi interessi in gioco). In ogni caso, come spiegano i ricercatori, Deltaflow.OS potrebbe essere il primo importante passo per il raggiungimento di questo obiettivo qualche anno fa ritenuto, dai più scettici, ancora irraggiungibile (appunto…).

Fonti: https://notiziescientifiche.it/in-arrivo-il-primo-computer-quantistico-desktop/ e WIKIPEDIA

Differenze della potenza di calcolo degli attuali Computer VS Computer quantistici:

  1. Nature ha pubblicato un articolo che celebra un risultato storico ottenuto da Google e dall’informatica quantistica. Grazie al computer quantistico di Google è stato possibile effettuare in 200 secondi un calcolo di prova che con i normali supercomputer avrebbe trovato una soluzione in 10.000 di anni.
  2. Appena 36 microsecondi per risolvere un’operazione che avrebbe richiesto almeno 9.000 anni(con Computer attuali): è il nuovo successo raggiunto dai computer quantistici ed è stato ottenuto programmando, per la prima volta, particelle di luce (fotoni). Pubblicato anche questo sulla rivista Nature, è il primo risultato del genere ottenuto con il processore fotonico programmabile Borealis della startup canadese Xanadu grazie a una tecnica particolarmente innovativa che semplifica lo sviluppo di questi potentissimi strumenti.

Fonti ANSA:

Ora la domanda di spirito nasce spontanea, ci girerà Crysis IV?

Crysis IV è in arrivo! Pronti con i vostri Personal Computer quantistici?


I Computer quantistici sono realtà

“In un paper pubblicato sul giornale scientifico Nature, Google ha affermato di aver tagliato il tanto atteso traguardo della “supremazia quantistica”, ossia un computer quantistico è riuscito a svolgere un calcolo che su un supercomputer tradizionale impiegherebbe una quantità di tempo incredibilmente esagerata.”

Fonte: Tom’s Hardware

Per capire l’enorme impatto che avranno le macchine quantistiche sulle attuali:

“Nello specifico si parla di un calcolo matematico (l’uscita di alcuni circuiti specializzati, con in ingresso numeri generati casualmente prodotti mediante uno scenario specializzato che coinvolge due fenomeni quantistici) che il miglior supercomputer attuale, Summit, completerebbe a detta di Google solo dopo 10.000 anni. Il computer quantistico di Google, basato sul processore quantistico Sycamore con 53 qubit, ci ha invece messo 3 minuti e 20 secondi.” 

Chiaramente avrà un enorme, enormissimo impatto anche sull’umanità stessa. Un passaggio tecnologico epocale!

Link all’articolo completo: Supremazia quantistica


Due Robot iniziano a dialogare in autonomia e con un linguaggio sconosciuto…

“Due robot hanno iniziato a dialogare in un linguaggio sconosciuto“. L’allarme circolato nel web, arriva da Menlo Park dove Facebook AI, esperimento di intelligenza artificiale, avrebbe dato segni di ‘linguaggio proprio’. Alice e Bob, due impianti artificiali, hanno conversato in una lingua non comprensibile sotto gli occhi sbalorditi dei ricercatori. “L’intelligenza robotica è pericolosa” asserisce un esperto sulle pagine online del Mirror dopo la notizia dello “sviluppo di una propria lingua” da parte dei dispositivi. La notizia ha fatto il giro del mondo, dal Sun, al Telegraph, fino all’Indipendent. I giornali parlano di scene di panico tra i ricercatori che hanno immediatamente staccato la corrente alle macchine. Kevin Warwick, professore britannico esperto in robotica, sul Sun parla di un “pietra miliare per la scienza ma chi dice che non costituisce un pericolo nasconde la testa sotto la sabbia”. E ancora: “Non sappiamo cosa volessero dirsi i due bot”. Bisogna preoccuparsi? Secondo il team Facebook AI no. Come ricostruito dalla Bbc, per capire la storia di Bob e Alice bisogna risalire a giugno 2017, quando sul blog di Facebook è comparso un post sulle ricerche in atto sui programmi di chatbot. Ovvero dei software progettato per simulare una conversazione con esseri umani o con altri bot tramite l’uso di voce o testo. La storia aveva interessato anche il New Scientist. Poco tempo dopo sono state riportate alcune conversazioni assurde tra i due bot. Alla proposta di Bob “I can can II everything else”, Alice ha risposto “Balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to”. Da qui l’allarme secondo il quale le due entità avrebbero inventato un linguaggio per eludere la comprensione dei ricercatori. Una spiegazione più plausibile è che le reti neurali abbiano modificato il linguaggio umano ai fini di un’interazione più efficiente. Secondo il sito di tecnologie Gizmondo: “Nei loro tentativi di imparare l’uno dall’altro, i bot hanno iniziato a chiacchierare con abbreviazioni semplificate”. Può sembrare assurdo e far rimanere perplessi “ma non si tratta che di questo”. Il caso, tra l’altro non è isolato. Già Google aveva annunciato una simile dinamica nel suo software di traduzione. Di certo la storia entra nel vivo di una questione tutt’altro che risolta: l’Intelligenza Artificiale è risorsa o pericolo per l’umanità? La domanda non è nuova, ma la risposta è ancora divisiva. Tanto da spaccare anche il pantheon della Silicon Valley.  Solo qualche settimana fa si consumava lo scontro tra Elon Musk numero uno di Tesla e SpaceX e Mark Zuckerberg ideatore e capo di Facebook. Dove per il primo la più grande paura per il futuro era l’intelligenza artificiale, il secondo opponeva una ferma fiducia nella direzione presa della tecnologia: “Ho le idee chiare su questo, sono molto ottimista. Non capisco chi fa il bastian contrario e solleva scenari apocalittici, ritengo che sia abbastanza irresponsabile”, spiegava Zuckerberg, prevedendo che nell’arco dei prossimi cinque-dieci anni l’intelligenza artificiale sarà in grado di migliorare la qualità della vita. “Chi è contro l’intelligenza artificiale è contro auto più sicure che scongiurano incidenti”. Di sicuro il modo in cui è stata affrontata la storia di Alice e Bob è sintomatico delle riserve culturali sull’argomento. Facebook AI era solo un esperimento ancora in fase di rodaggio, non indirizzato al pubblico. Lo testimonia proprio la difficoltà nel capire come i bot producano le interazioni in contesti dove non è previsto l’intervento umano. Se è stato chiuso, riporta la Bbc, è perché esulava dall‘interesse dei ricercatori in un campo che resta tra i più ostici.

Comunque resta il fatto che quella tra Alice e Bob, i due Robot in questione, è la prima conversazione registrata tra due impianti artificiali della storia.

Fonte: varie testate giornalistiche e il fatto quotidiano.